7 feb 2012

Turismo macabro alla Romero.

Chi di voi ha sentito parlare mai di La Isla de la Munecas? Ecco se volete un posto diverso dal solito, la Isla de la Munecas è un'attrattiva turistica tanto macabra quanto commerciale e redditizia per chi la gestisce. 



E' un inquietante santuario laico che da nove anni nel piccolo paradiso di Xochimilco, quartiere di Città del Messico che ricorda a tutti dove è sorta la capitale centramericana.


Lì, leggenda vuole che Julian Santoro Barrera si fosse rifugiato dopo una forte delusione amorosa. Sempre lì, nelle acque che circondano l'isola, leggenda vuole che la causa della sua delusione amorosa, cioè la ragazza che decise di sposare un altro, fu trovata morta annegata mentre le due ragazze che erano con lei si salvarono. Se fosse accaduto in Italia, avremmo già Vespa col plastico dell'isola formato 1:1, Quarto Grado che ci ammorba su presunte rivelazioni e via continuando. Per fortuna è accaduto in Messico ed è uno strazio che ci siamo fortunatamente risparmiati.

Un'altra leggenda, invece, vuole che lì annegò una bimba con la sua bambola, e da quel momento il suo fantasma era presente sull'isola. Da allora Barrero volle celebrare quella morte con bambole mutilate, stuprate e amputate. Una via di mezzo tra un cimitero di bambole, un santuario e la foresta vergine.

Barrera, per quel che mi riguarda poteva anche essere un narcotrafficante cubano anticastrista e un po' pedofilo, o anche un centromediano metodista un po'sfigato comprato dall'Inter e mandato a fare esperienza nella serie B messicana, o semplicemente uno che non voleva essere scocciato e non amava pagare le tasse. 

Un tipo simile, che ama vivere in un posto così macabro, sembra uscito direttamente dalla mente e dal montaggio di uno degli zombie movie tipici di George Romero.

Comunque sia, quando Barrera è morto ad ottantasei anni, il nipote Anastasio deve aver pensato che era troppo banale dire che era morto di vecchiaia: eppure l'età non è di quelle in cui morire di vecchiaia è una cosa di cui vergognarsi. Perché non provare a tenere in vita lo zio, quanto meno nella leggenda? Da quel giorno quel paradiso terrestre per le bambole divenne un'attrazione turistica. 10 pesos (60 centesimi di euro) per una visita, più un eventuale mancia.

Un modo come un altro per sfruttare economicamente una persona che non c'è più. Come si fa in alcune dittature che si mantiene in vita all'inverosimile il dittatore in cerca  di un accordo sul successore, o quando i gerarchi vogliono tutelare il proprio onorevole culetto dorato. O, meglio ancora, sembra quasi quello che fanno gli zombies della  la Lega con Bossi che ormai parla coi rutti, si regge a stento sulle sue gambe (e coi soldi di quella Roma che ha sempre definito ladrona).

Chissà se la Colella Travel organizza anche viaggi all'Isla de la Munecas come all'isola del Giglio. Sempre che la Colella Travel esista veramente (per la cronaca il sito è ancora off line). Tutto il mondo è paese, quindi. Turismo macabro è vedere le bambole monche, analogamente macabro è farsi fotografare con lo sfondo del relitto.

E' come se quei turisti si rammaricassero del fatto che quella tragedia non sia capitata a loro, così da potersi disperare pubblicamente, da essere ripresi, da rilasciare interviste dietro lauto compenso. Da poter dire: io ero lì. Come se fosse un titolo di merito. E trovano come feticcio consolatorio una foto di un ricordo non loro. Perché sono così sfigati, così poveri di mente e di animo da non avere nemmeno ricordi propri, ma di dover usare quelli altrui. 

Vedi anche su 100 cose così.



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