Oggi il tema è relativo alle motivazioni del successo mediatico e politico di Berlusconi, nonostante i suoi guai giudiziari e tutto il contorno di questo periodo.
Caro Sandro,
noto un grosso fermento, in questi giorni, sulla vicenda Mills: gli antiberlusconiani si stanno scatenando più che mai, consapevoli che stavolta c’è tantissima carne al fuoco; il cavaliere, come al solito, attacca e denigra chi non la pensa come lui, e la giostra riparte nuovamente, puntuale ogniqualvolta c’è in ballo una questione giudiziaria che riguardi “Lui”.
La politica, oramai, è diventata una questione di “fede”: anziché basarsi sui dati, sui numeri, sui fatti e sui risultati concreti, tangibili e misurabili, è diventata un “credo” mistico, in cui si sta da una parte o dall’altra “a prescindere”. Mi sai dire perché Berlusconi, nonostante tutto, vince le elezioni? Perché è un uomo che comunque ha carisma, ha quella tempra, quella autorevolezza e quella guisa che nella mente degli italiani lo fa apparire come “colui che tutto può”. Colui che ha la capacità di dirigere e di governare, colui che risolve i problemi con idee innovative, brillanti e inedite; colui che è in grado di tenere in pugno le redini del paese, colui al quale affidarsi “con fiducia” riponendo le speranze per un futuro migliore. E Berlusconi, giustamente, fa leva proprio su questo aspetto per catturare le suggestioni del suo pubblico: il modo di parlare, la presenza fisica, e tutte le varie modalità che alcuni amano chiamare “tecniche di comunicazione”, “strategie mediatiche”, non sono altro che il volto pubblico del cavaliere, eternamente ligio a sé stesso. L’unica cosa in cui Berlusconi si impegna sempre, senza mai smettere, è nel mantenere in ogni situazione quella postura, quell’espressione e quel modo di fare tipico dell’uomo “di successo”.
In tal senso, fa anche leva su alcuni vecchi luoghi comuni insiti nella mente degli italiani: l’enorme patrimonio personale, sinonimo di estremo benessere e disponibilità economica pressoché infinita; le donne (in realtà lui ama passare per “puttaniere”, perché indirettamente lancia un messaggio del tipo: vedete che con i miei soldi ed il mio status posso avere le donne che voglio?).
Insomma, l’alchimia di denaro, sesso e potere, classifica chiunque - agli occhi dell’uomo comune - come un leader. Specie in italia, popolo di pecoroni che, pur di non pensare con la propria testa, sono disposti alla prima occasione ad accodarsi passivamente dietro a ciò che fanno altri.Coloro che invece, pur avendo delle buone idee, non hanno l’apparenza dei “leader”, vengono automaticamente scartati.
Tu che idea ti sei fatto della situazione? Sei d’accordo con la mia analisi?
noto un grosso fermento, in questi giorni, sulla vicenda Mills: gli antiberlusconiani si stanno scatenando più che mai, consapevoli che stavolta c’è tantissima carne al fuoco; il cavaliere, come al solito, attacca e denigra chi non la pensa come lui, e la giostra riparte nuovamente, puntuale ogniqualvolta c’è in ballo una questione giudiziaria che riguardi “Lui”.
La politica, oramai, è diventata una questione di “fede”: anziché basarsi sui dati, sui numeri, sui fatti e sui risultati concreti, tangibili e misurabili, è diventata un “credo” mistico, in cui si sta da una parte o dall’altra “a prescindere”. Mi sai dire perché Berlusconi, nonostante tutto, vince le elezioni? Perché è un uomo che comunque ha carisma, ha quella tempra, quella autorevolezza e quella guisa che nella mente degli italiani lo fa apparire come “colui che tutto può”. Colui che ha la capacità di dirigere e di governare, colui che risolve i problemi con idee innovative, brillanti e inedite; colui che è in grado di tenere in pugno le redini del paese, colui al quale affidarsi “con fiducia” riponendo le speranze per un futuro migliore. E Berlusconi, giustamente, fa leva proprio su questo aspetto per catturare le suggestioni del suo pubblico: il modo di parlare, la presenza fisica, e tutte le varie modalità che alcuni amano chiamare “tecniche di comunicazione”, “strategie mediatiche”, non sono altro che il volto pubblico del cavaliere, eternamente ligio a sé stesso. L’unica cosa in cui Berlusconi si impegna sempre, senza mai smettere, è nel mantenere in ogni situazione quella postura, quell’espressione e quel modo di fare tipico dell’uomo “di successo”.
In tal senso, fa anche leva su alcuni vecchi luoghi comuni insiti nella mente degli italiani: l’enorme patrimonio personale, sinonimo di estremo benessere e disponibilità economica pressoché infinita; le donne (in realtà lui ama passare per “puttaniere”, perché indirettamente lancia un messaggio del tipo: vedete che con i miei soldi ed il mio status posso avere le donne che voglio?).
Insomma, l’alchimia di denaro, sesso e potere, classifica chiunque - agli occhi dell’uomo comune - come un leader. Specie in italia, popolo di pecoroni che, pur di non pensare con la propria testa, sono disposti alla prima occasione ad accodarsi passivamente dietro a ciò che fanno altri.Coloro che invece, pur avendo delle buone idee, non hanno l’apparenza dei “leader”, vengono automaticamente scartati.
Tu che idea ti sei fatto della situazione? Sei d’accordo con la mia analisi?
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Caro Lele,
concordo con la tua analisi, e di seguito avrai le mie riflessioni. Questa tua lettera - a mio avviso - mette in evidenza alcune differenze e raffronti con altri paesi. In primo luogo, il raffronto inevitabile tra le denigrazioni di Berlusconi, con il contegno di Obama dinanzi alla bordata di fischi che s'è beccato a Notre Dame. Obama prima ha ascoltato in silenzio i fischi, poi ha "costretto" gli uditori ad ascoltarlo. Qui assistiamo ad uno spettacolo che a giorni alterni ci propone questa parte politica o l'altra dichiarare di voler dialogare, ed il giorno dopo sostenere che non è possibile per via del comportamento altrui. Con Gasparri e Ghedini che sono esattamente l'antidialogo, data la loro naturale, quanto irritante, vocazione a non lasciar dire più di tre parole consecutive in un millisecondo netto. Nel caso Mills, e in molti altri casi, sembra che l'unico giudice giusto sia Lui.
Un secondo punto coincide con un'ulteriore differenza dagli altri paesi civilizzati: la differenza tra morale (o comunque tra comportamento opportuno) e diritto. Sono due cose assolutamente diverse. Comportarsi come al Bar dello Sport non è reato, ed è opportuno tenendosi nelle mura del bar dello sport, ma svolgendo una funzione delicata e soprattutto pubblica, così facendo si dimostra sprezzo del ruolo che si detiene, e sdegno della sensiblità ed educazione altrui. All'estero per molto meno (indipendentemente se fossero reati o meno), politici con ruoli molto meno influenti hanno la carriera politica stroncata. Tralasciando il caso Mills, che è ancora in primo grado, sembra che fare cose di dubbio gusto attiri l'attenzione: l'assoluzione non implica peraltro l'assenza di ombre morali. Comunque sia, a sostegno di Lui si dice: "è fatto così, bisogna accettarlo per come è". In realtà non è proprio per niente così: questo ragionamento è sbagliatissimo. Il valore aggiunto delle persone dovrebbe essere l'elasticità a saper tenere un contegno adeguato alla situazione. Mangiare da "Sor Gino" o al "Gambrinus" comporterà stili diversi: a maggior ragione se si è premier si DEVE tenere un certo contegno, e lasciare le barzellette, gli ammiccamenti ed i doppi sensi nelle cene con amici, non al G8. Così come evitare con il proprio atteggiamento che nascano e si sviluppino sospetti e gossip sulle sue frequentazioni extraconiugali, sul fatto che in primo grado si sia ritenuto che possa essere un corruttore e via considerando.
Tutto questo pone in risalto l'ultima differenza: quella tra contenuto e forma: per esperienza personale, lo studente che prepara con completezza e passione un esame, per essere magari emotivo, rende meno di ciò che sa, per non saper dare una giusta forma. L'ideale è l'idea giusta, con la forma perfetta, ma è quasi utopistico. Parliamoci chiaro: è lo slogan che arriva alla gente comune, non la disquisizione tecnica sul cuneo fiscale. Allo stesso modo, Berlusconi rende le sue idee ed il suo personaggio in una forma ineccepibile, ma non curando il contenuto. Quest'alchimia particolare che lo fa passare per puttaniere, per leader, ma perché è la forma, l'involucro. Gratta gratta c'è poco. Evidentemente tutto questo (e per certi versi il fatto che vinca le elezioni) è sintomo anche di una certa superficialità di base molto diffusa, incrociata con la forte portata "fideistica" che coinvolge gli elettori, pronti a difenderlo da ogni minima critica in modo "integralista".
Un secondo punto coincide con un'ulteriore differenza dagli altri paesi civilizzati: la differenza tra morale (o comunque tra comportamento opportuno) e diritto. Sono due cose assolutamente diverse. Comportarsi come al Bar dello Sport non è reato, ed è opportuno tenendosi nelle mura del bar dello sport, ma svolgendo una funzione delicata e soprattutto pubblica, così facendo si dimostra sprezzo del ruolo che si detiene, e sdegno della sensiblità ed educazione altrui. All'estero per molto meno (indipendentemente se fossero reati o meno), politici con ruoli molto meno influenti hanno la carriera politica stroncata. Tralasciando il caso Mills, che è ancora in primo grado, sembra che fare cose di dubbio gusto attiri l'attenzione: l'assoluzione non implica peraltro l'assenza di ombre morali. Comunque sia, a sostegno di Lui si dice: "è fatto così, bisogna accettarlo per come è". In realtà non è proprio per niente così: questo ragionamento è sbagliatissimo. Il valore aggiunto delle persone dovrebbe essere l'elasticità a saper tenere un contegno adeguato alla situazione. Mangiare da "Sor Gino" o al "Gambrinus" comporterà stili diversi: a maggior ragione se si è premier si DEVE tenere un certo contegno, e lasciare le barzellette, gli ammiccamenti ed i doppi sensi nelle cene con amici, non al G8. Così come evitare con il proprio atteggiamento che nascano e si sviluppino sospetti e gossip sulle sue frequentazioni extraconiugali, sul fatto che in primo grado si sia ritenuto che possa essere un corruttore e via considerando.
Tutto questo pone in risalto l'ultima differenza: quella tra contenuto e forma: per esperienza personale, lo studente che prepara con completezza e passione un esame, per essere magari emotivo, rende meno di ciò che sa, per non saper dare una giusta forma. L'ideale è l'idea giusta, con la forma perfetta, ma è quasi utopistico. Parliamoci chiaro: è lo slogan che arriva alla gente comune, non la disquisizione tecnica sul cuneo fiscale. Allo stesso modo, Berlusconi rende le sue idee ed il suo personaggio in una forma ineccepibile, ma non curando il contenuto. Quest'alchimia particolare che lo fa passare per puttaniere, per leader, ma perché è la forma, l'involucro. Gratta gratta c'è poco. Evidentemente tutto questo (e per certi versi il fatto che vinca le elezioni) è sintomo anche di una certa superficialità di base molto diffusa, incrociata con la forte portata "fideistica" che coinvolge gli elettori, pronti a difenderlo da ogni minima critica in modo "integralista".
Questa è una corrispondenza di due persone normali dotate di obiettività e di senso critico. Il resto degli italiani non credo siano proprio cosi.
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