Tra le tante motivazioni che ho letto nel contrastare la tanto vituperata affermazione della Fornero - il lavoro non è un diritto - riflettevo su chi aveva da ridire sulla presenza di lecchini e ruffiani, sulle baronie, sui figli di/amici di/parenti di.
In primis sulla figlia della Fornero che insegna nell'università dove insegnano i genitori.
In primis sulla figlia della Fornero che insegna nell'università dove insegnano i genitori.
E pensavo che - nonostante ad esempio il fatto che la figlia della Fornero vanti oltre cento pubblicazioni, nè potendole addebitare la colpa di essere la figlia della Fornero - anche lei potrebbe avere diritto al lavoro, se si applicasse il ragionamento di chi si è scoperto, Costituzione alla mano, strenuo difensore del diritto al lavoro. Perché no? Solo perché è la figlia di Elsa Fornero che a voi è antipatica?
In realtà, amici cari, se vi danno fastidio le raccomandazioni, se non apprezzate che qualcuno vi passi avanti, magari senza meritarlo - e non è detto sia il caso della figlia del Ministro Fornero - se ritenete, infine, che vi sia stato fatto un torto perché siete stati scavalcati, ebbene: il lavoro è un diritto. L'avete detto voi. Che mai si dica che un raccomandato, un ignorante, un figlio-parente-amico del potente di turno non abbia diritto al lavoro. Lo dice la Costituzione che il lavoro è un diritto, nevvero?
Se ritenete, invece, che per lavorare non occorra vincolo di parentela, ma preparazione; non una raccomandazione, ma studio, impegno e fatica: ecco se ritenete tutto questo, allora siete d'accordo con la Fornero. Il posto di lavoro va meritato.
Anche questo lo dice la Costituzione. Innanzitutto non prevedendo il diritto di raccomandazione attiva o passiva.
Poi perché l'articolo 9 prevede che la Repubblica promuova lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
L'articolo 30 prevede, tra i doveri genitoriali, quello di far studiare i propri figli, mentre gli articoli 33 e 34 della Costituzione disciplinano in modo compiuto il diritto/dovere allo studio. Fase necessariamente propedeutica al lavoro.
Quindi tutti quelli che hanno strillato contro la Fornero, hanno una visione quanto meno parziale della situazione. E chissà che non serbano rancore, comprensibile, per le ingiustizie che la vita ha riservato loro.
Magari queste persone ritengono di aver subito un'ingiustizia allorché sia stato sancito il diritto al lavoro di qualcuno meno meritevole di loro in un posto loro sovraordinato.
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Tutti hanno diritto al lavoro, anche la figlia della Fornero, ma non con la sopraffazione, senza privilegi. Sarebbe bello che ella avesse ottenuto il posto che occupa facendo lo stesso percorso degli/delle altri/e, senza scorciatoie familiste
RispondiEliminaIl discorso non fa una piega; ciò che lo rende inutile è il fatto che si riferisce al paese Italia, che per sua natura è una stranezza e dove le stranezze sono la normalità.
RispondiEliminaPasseranno molte generazioni prima che questa radicata mentalità venga estirpata.
Si spera nei giovani!
@Anonimo non mi risulta che la figlia della Fornero abbia avuto privilegi particolari. Ribadisco non si può incolparla di essere la figlia della Fornero. A me risulta che abbia un centinaio di pubblicazioni al suo attivo. Se qualcosa di illecito o di inopportuno ha fatto, va dimostrato.
RispondiElimina@Subirol spero anche io nei giovani. Più facile crescerli secondo una mentalità corretta, che estirpare una malapianta.