Il caso dell'espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, continua e continua a far fare figuracce all'Italia. Palazzo Chigi revoca l'espulsione (qui il decreto della Prefettura di Roma) e comunica che
”A seguito della revoca del provvedimento di espulsione, che verrà immediatamente resa nota alle autorità kazake attraverso i canali diplomatici, la signora Alma Shalabayeva potrà rientrare in Italia, dove potrà chiarire la propria posizione”
Peccato che Alma si trovi ai domiciliari e che ormai la frittata sia fatta. Letta, nel question time sostenuto in settimana, ha autoassolto tutti i ministri sostenendo che
“risulta inequivocabilmente che l’esistenza e l’andamento delle procedure di espulsione non erano state comunicate ai vertici del governo: né al Presidente del Consiglio, né al Ministro dell’interno e neanche al Ministro degli affari esteri o al Ministro della giustizia”.
Peraltro, per far capire ancor di più la patata bollente che si ritrova il governo italiano, ci si mette anche Amnesty International, che denuncia le “Vecchie abitudini: l’uso regolare della tortura e dei maltrattamenti in Kazakistan”.
Nicola Duckworth, direttrice delle Ricerche di Amnesty International, dichiara:
“Non solo la tortura e i maltrattamenti sono radicati, ma questi non si limitano alle aggressioni fisiche da parte degli agenti delle forze di sicurezza. Le condizioni di prigionia sono crudeli, disumane e degradanti, i prigionieri vengono puniti con lunghi periodi di isolamento, in violazione degli standard internazionali”.
Ah, ricordo che Nazaraev, che nulla ha fatto finora per evitare le torture nel suo paese se non ridicole promesse, è in Italia premiato come Cavaliere di Gran Croce decorato di Cordone.
Qui la petizione che per mesi molti di voi hanno ignorato e che ora per fortuna ha superato le 10 mila firme. Ora, please, correte a diffondere e firmare.
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