I giornalisti in Italia affrontano quotidianamente la peggiore condizione lavorativa di tutta l’Unione Europea. Le principali difficoltà che un reporter deve affrontare in Italia nello svolgimento del suo lavoro si possono divedere in due macro gruppi: il primo di carattere giuridico/legale e il secondo che riguarda la sicurezza personale.
Questo il commento che potete trovare nella scheda riassuntiva di Reporters sans Frontieres che ci classifica al 49° posto. Se credete che in fondo non è male, sappiate, tuttavia, che nel 2007 eravamo 35°. E poi, sul conflitto d'interessi:
E’ l’unico paese al mondo nel quale il presidente del Consiglio controlla direttamente la quasi totalità delle reti televisive nazionali: da una parte i tre canali della tv di Stato Rai in quanto primo ministro e dall’altra il più grande gruppo radiotelevsivo privato (tre canali nazionali, oltre a diversi giornali e a un network radiofonico).
Reporters Sans Frontieres si sofferma anche sui continui attacchi che Silvio Berlusconi riserva agli organi di stampa che pongono domande o che compiono inchieste quanto meno fastidiose.
Invece da due anni a questa parte nella classifica generale di Freedom House siamo al 72° posto, classificati tra i paesi parzialmente liberi dopo le cosiddette grandi democrazie. Nientemeno possiamo individuare prima di noi: Micronesia, Suriname, Trinidad & Tobago, Ghana, Mali, Taiwan, Kiribati, Nauru, Samoa, Isole Salomone, Corea del Sud e a pari merito con Hong Kong, India e Benin.
Se consideriamo solo l'Europa occidentale siamo penultimi precedendo solo la Turchia con cui condividiamo un triste primato: Italia e Turchia sono le uniche due nazioni dell'Europa occidentale ad essere parzialmente libere.
Come mai non sapevate nulla? Beh, se l'aveste saputo forse saremmo stati qualche posizioncina più sopra in termini di libertà di stampa, non vi pare?
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