11 giu 2008

Lecchini, paraculi e la sottile arte della diplomazia.

Non confondiamo: essere diplomatici ed essere lecchini sono due cose completamente diverse. Essere diplomatici è un modo di essere che comporta tante volte il silenzio, quando ci si vorrebbe incavolare e non lo si fa magari per non far dispiacere le persone molto care, il dire le cose con una particolare forma quando si vorrebbe essere molto diretti e franchi (se si è diretti c’è qualcuno che si stranisce e non capisce quasi; se si è diplomatici si scocciano di sentirti perché sei prolisso).

Analoga alla diplomazia è il paraculismo, che comporta un fine lavoro diplomatico con qualche complimento in più per indorare la pillola, specie se occorre effettuare un rilievo critico, o dire una cosa che potrebbe risultare spiacevole.

Essere lecchini, invece, è una cosa spregevole che rende le persone pari ad una nullità assoluta proprio perché queste persone annullano la loro personalità, le loro idee, se ne hanno, le loro critiche. E ciò solo al fine di piacere a qualcun altro per ottenere, in genere, un vantaggio personale e non rendendosi conto che generano, nella persona destinataria di tutte le adulazioni, quasi imbarazzo (laddove ci si trovi dinanzi a persone serie, preparate e qualificate). A me personalmente le persone lecchine generano un sentimento nauseabondo, tanto più se poi i lecchini si pregiano dei risultati così ottenuti (e se dici qualcosa passi pure per invidioso dei risultati altrui, quando magari nulla hai a che invidiare).

Vedere un lecchino, già frustrato di suo perché azzera ogni sua spinta di coscienza e critica, o perché quanto meno è costretto a vivere perennemente di luce riflessa essendo incapace di produrre luce propria, che non ottiene i risultati sperati è un evento tanto raro quanto generatore di una soddisfazione estrema in chi ottiene risultati lavorando sodo. Di solito i risultati altrui mi toccano relativamente, non condizionano più di tanto la mia vita. Ho lo spirito del maratoneta che vuole arrivare al termine della maratona: faccio la mia corsa e sprinto solo se so di poterlo fare e quando il fisico può farlo. Ma che bello vedere che una persona capace solo di essere lecchina non ce la fa ad ottenere i risultati sperati. Per esempio uno studente lecchino che non supera l’esame rimane ancora più frustrato, specie se poi una persona con cui si mette in competizione ce la fa senza aiuto alcuno, così come un dipendente che spera in una promozione o in un aumento di stipendio che passa anni a fare il lecchino senza risultato rimarrà indelebilmente frustrato.

Ma anche quando ci si trova dinanzi a lecchini che si fanno strada, perché alcuni ce la fanno, occorre sempre mantenere la calma, una certa distanza ed una certa eleganza. Dinanzi a certe contingenze della vita, la rabbia è solo dannosa, e serve solo ad abbassarsi a livelli più bassi. Continuare a fare il proprio dovere è la migliore reazione. Ma quanto è difficile! Ma occorre lavorare, darsi da fare per mantenere la propria integrità. Portare avanti una vita lavorativa e non che segue parametri di eticità e di onestà comporta maggiore fatica, talvolta minori risultati, magari la profonda rabbia, fin quasi a sfociare nel travaso di bile, per quei traffichini lecchini da strapazzo paragonabili ad untori di peste bubbonica.

Profondamente diverso, poi, è saper vendere bene ciò che si sa fare o ciò che si ha. Anche questa è un’arte che va coltivata, esercitata e che è da apprezzare ed ammirare nelle persone che saprebbero vendere ghiaccio agli eschimesi e stufe nel deserto.

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