29 gen 2010

Il sapore acre e nauseabondo della delusione.

Amarezza e delusione sono ingredienti obbligatori per ogni necessaria crescita umana, come per una sorta di autodifesa, una volta provati questi sentimenti difficilmente vien voglia di riprovarli e difficilmente ci si rimette in condizione di ripetere l'esperienza dal sapore alquanto acre ed amaro come il fiele.

Qualcuno dimostra di essere decisamente coriaceo, ma prima o poi cederà al misto di nausea, pianto, vergogna, rabbia e tristezza. Tanto più forte è la delusione e quanto questa più inaspettata arriva, più forti sono queste sensazioni; maggiori sono gli odori e i sapori di queste sensazioni.

Presto o tardi ci si vaccina, ci si deve vaccinare, anche se l'errore è sempre dietro l'angolo. Quanto meno te l'aspetti e da chi meno te l'aspetti. Poi un sonno ristoratore, magari due sonni ristoratori e tutto sembra passare. Ma non è così.

Col tempo senza nemmeno che ci si accorga, riaffiorano i pensieri, i ricordi ed i dubbi: quando guardi alle tue spalle il percorso della tua vita, e vedi nel complesso il mosaico delle delusioni e delle volte che hai tollerato e che hai inghiottito bocconi amari, la mazzata è doppia: scopri d'un colpo chi ti ha fatto star male e chi hai fatto star male. Se, in entrambi i casi, sono persone a te care o che hai sempre ritenuto care, si farà bene a procurarsi una sedia: il colpo è tremendo, è di una inaudita violenza.

Per un certo periodo di tempo non c'è sonno ristoratore che tenga: se il tuo stato d'animo avesse un volto sarebbe completamente inebetito; uno stato d'animo incapace di reagire, di comunicare alcunché. Vorresti parlare, ma è come se avessi un cerotto sulla bocca e le mani legate dietro la schiena. Probabilmente riesci solo a mugugnare qualcosa e a dimenarti senza successo.

Figurati chi ti ha deluso non ascoltava se parlavi e riparlavi, può ascoltare e - di più - capire ora che mugugni? E allora aspetti con calma. Aspetti che qualcuno venga da te e ti sciolga le mani e ti liberi la bocca lasciandoti respirare per un po', facendoti riprendere da questa oppressione. Qualcuno verrà.

Ma non sempre accade così, e quando non accade ci vuole un po' per liberarsi. Quando ci riesci passerai un po' di tempo a leccarti le ferite. Perchè non parli!! disse, secondo la leggenda, Michelangelo Buonarroti al suo Mosè. E sembra che te lo dica chi ti circonda e ti guarda, sembra che ti provoca come se ti dicesse, con un pizzico di cinismo: hai qualcosa da dirmi? Ma tu sei esausto e sfinito da una lotta di cui nessuno s'è accorto (o voluto accorgere) e chi magari se n'è accorto in buona fede non riesce a comprendere la stanchezza.

E così passa altro tempo che utilizzi riprenderti, più forte che pria: ora sai di chi non fidarti ed anche di chi conosci da poco non ti fidi più molto. E seppur in altri tempi saresti stato generoso, dopo questa esperienza nulla sarà mai più come prima: più la ferita è profonda, più la cicatrice è visibile; più la cicatrice è visibile più sarà il tempo (ed i fatti) a far ritornare la pelle liscia e priva di asperità.

Se chi ha provocato tutto questo avrà pazienza, molta più pazienza di quanta ne abbia avuta la vittima, forse, dico forse, e sottolineo forse, tutto si aggiusta. Forse. A te non rimane che scusarti con le persone che hai deluso a tua volta, sperando di non aver fatto troppo del male a chi ami. Non deludere mai nessuno è impossibile, ma a mettere la parola fine sono i fatti, la pazienza e la tempestività con cui cerchi di riparare al male provocato.

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