In questi giorni un caso di cronaca nera è ritornato alla ribalta: la scarcerazione per fine pena di Erika de Nardo che a Novi Ligure, insieme ad Omar, aveva ucciso la madre ed il fratellino.
Intanto non entro nel merito delle decisioni, perchè io, a differenza di molti, parlo solo quando conosco le cose. E le carte processuali non le conosco. Nè intendo giustificare un delitto così efferato quanto ingiustificato.
Ergo: mi affido i giudici i quali lavorano in nome del popolo italiano. E sono pagati per decidere secondo la legge. Quindi se costoro hanno deciso così, per la colpevolezza di Erika con relativa durata della pena, io mi fido di loro. Hanno fatto bene e hanno avuto le loro motivazioni per decidere così. Quindi basta chiacchiericcio da bar, please. Basta commentare se è troppo o se è troppo poco.
In secondo luogo: il carcere e le comunità servono per reinserire socialmente le persone. Si può ritardare, o rinunciare, solo in caso di alta pericolosità del condannato che non è stata evidentemente ravvisata dai giudici.
Altrimenti che senso ha svolgere un processo, se non si dà nessuna possibilità di reinserimento? Vogliamo per caso produrre reietti ed emarginati? Chi si scandalizza, cosa propone di fare? Di lasciar morire Erika e Omar di freddo e di fame per pura vendetta?
Se il padre di Erika, a quanto pare, l'ha riabbracciata e sarebbe stato l'unica persona legittimata comprensibilmente a non volerla più rivedere visto quanto da lei compiuto, non capisco persone estranee perché pretendono di giudicare, in pieno stile pseudocattolico da strapazzo.
Anche perché, se è vero il pentimento di Erika, il tormento che l'accompagnerà per tutta la vita è la peggiore punizione che si possa avere.
Ergo: mi affido i giudici i quali lavorano in nome del popolo italiano. E sono pagati per decidere secondo la legge. Quindi se costoro hanno deciso così, per la colpevolezza di Erika con relativa durata della pena, io mi fido di loro. Hanno fatto bene e hanno avuto le loro motivazioni per decidere così. Quindi basta chiacchiericcio da bar, please. Basta commentare se è troppo o se è troppo poco.
In secondo luogo: il carcere e le comunità servono per reinserire socialmente le persone. Si può ritardare, o rinunciare, solo in caso di alta pericolosità del condannato che non è stata evidentemente ravvisata dai giudici.
Altrimenti che senso ha svolgere un processo, se non si dà nessuna possibilità di reinserimento? Vogliamo per caso produrre reietti ed emarginati? Chi si scandalizza, cosa propone di fare? Di lasciar morire Erika e Omar di freddo e di fame per pura vendetta?
Se il padre di Erika, a quanto pare, l'ha riabbracciata e sarebbe stato l'unica persona legittimata comprensibilmente a non volerla più rivedere visto quanto da lei compiuto, non capisco persone estranee perché pretendono di giudicare, in pieno stile pseudocattolico da strapazzo.
Anche perché, se è vero il pentimento di Erika, il tormento che l'accompagnerà per tutta la vita è la peggiore punizione che si possa avere.
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