1 giu 2012

Giovanni Falcone e l'ipocrisia perbenista politically correct.

Sono passati alcuni giorni dal ventennale della morte di Falcone, in cui si sono sprecate commemorazioni anche da parte di chi - lo Sato italiano - preferisce commemorare i propri eroi da morti piuttosto che proteggerli, già quasi più nessuno ne parla. 

Passato il santo, passata la festa. Ebbene, io volontariamente vorrei riflettere su un concetto fuori dalle commemorazioni.

Giorni fa ho posto l'accento sul fatto che fosse indegno, per uno stato di diritto, la pena di morte, e parimenti un paio di giorni fa ho messo in evidenza come nel caso di Rignano Flaminio vi sia un profondo sentimento di vendetta.

Oggi vorrei ricordare di come tutti si sono scandalizzati, ovviamente solo il giorno della commemorazione in modo che faccia più notizia, per le critiche di Leoluca Orlando e Sandro Viola criticavano Falcone. Ovviamente quando era in vita. Quindi senza alcun intento di voler speculare sulla sua morte per fini pubblicitari.

Non sciocchezze sesquipediali, tipo quelle di Micciché alcuni anni fa, con Falcone e Borsellino già fatti saltare per aria con la debita quantità di esplosivo:
"che immagine negativa trasmettiamo subito col nome dell'aeroporto".
 
Invece io parlo di critiche, anche forti e dirette. Non voglio entrare nel merito, nè nel più che comprensibile rammarico che si possa avere per non aver chiarito alcuni dissensi prima che fosse troppo tardi, ma vorrei capire cosa spinge la massa a scandalizzarsi se Falcone viene criticato.


Giovanni Falcone era un uomo e come tale ha i suoi pregi ed i suoi difetti. I quali ben potrebbero essere contestati come accade tra persone intelligenti che dibattono. Invece una certa dose di ipocrisia vieta che qualcuno possa aver criticato Falcone. 
Cosa legittimissima non perché io abbia qualcosa da criticargli, ma perché essendo un paese libero, il diritto di critica va concesso a tutti e verso tutti. Anche verso Giovanni Falcone.

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