Antonio Razzi torna dalla Corea del Nord, senza un contorno di attacchi nucleari all'Italia a seguito di questa visita, e rilascia la seguente
intervista a Il Centro. Il passaggio principale è questo.
«...Dicono: ma quelli
c’hanno la bomba, è una dittatura...».
È un fatto.
«Non è assolutamente così. Quella non è una dittatura. Ho stretto la
mano a Kim Jong-un, quello che chiamano dittatore. Mi è sembrato un
ragazzo molto semplice e molto alla mano».
Che cosa vi siete detti?
«L’ho ringraziato per l’invito e gli ho fatto i complimenti per quello
sta facendo per i giovani e per quello che sta facendo per l'Italia».
In che lingua avete parlato?
«In Italiano. C’era con me Ring-un-Giul, responsabile del partito per
l’Europa. Lui parla l’Italiano meglio di me perché, come dice Crozza, io
parlo "lu dialett abruzzes" perché vengo dalla scuola di Di Pietro. Ma
lo dico simpaticamente».
Dunque aveva un interprete.
«Io so che Kim Jong-un parla tedesco come me, perché ha studiato a
Berna. Ma ho evitato, perché uno davanti alle televisioni di mezzo mondo
non è che si mette a parlare in tedesco».
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