Qualche giorno fa è accaduto che, durante una gita scolastica a Roma, una quindicina di liceali cuneesi abbiano deciso di fare una gran cagnara: hanno preso uno di loro, forse ubriaco, l'hanno denudato e «decorato» con caramelle, con annesso video effettuato da uno dei ragazzi (la qual cosa pare negli ultimi anni sia diventata una moda preoccupante).
Quello che doveva essere (nella testa bacata dei baldi giovinastri) un semplice scherzo, viene valutato come un grave episodio di bullismo da sanzionare: sospensione a manetta per tutti e volano i 4 e 5 in condotta a seconda dei comportamenti. E poi viene punito anche il poveretto vittima del bullismo dei suoi compagni: nota sul registro e sei in condotta.
Ciò che, tuttavia, più mi sconcerta non è tanto quanto compiuto da uno stuolo di quindicenni che, in preda ai fumi dell'alcool, hanno dato vita ad un penoso spettacolo, quanto la reazione dei loro genitori, i quali si sono scagliati non tanto contro i loro figli quanto contro la preside e contro la severità della sanzione. Il che significa contestare tutto il corpo docenti (la preside in questi casi non decide da sola) e la relativa educazione che questo impartisce agli studenti.
Che poi li si definisca ragazzi di buona famiglia, e si qualifichi il loro comportamento come uno scherzo sfuggito di mano e senza conseguenze, penso sia riduttivo e semplicistico: c'è il fatto che a quindici anni abbiano pensato di ubriacarsi per divertimento, c'è l'utilizzo improprio dei video, con annesso utilizzo pessimo dell'immagine propria e altrui.
Insomma ci sarebbe tanto, ma proprio tanto, da rimproverare a quei ragazzini, e anche ai genitori che forse dovrebbero essere più d'esempio, innanzitutto imparando ad accettare le conseguenze delle loro azioni anche quando sembrano spropositate.
Ed è meglio farlo subito e bene, prima di trovarsi tra qualche anno qualche sciamannato di troppo.
Ai miei tempi (anni ottanta), se a scuola ti punivano, a casa era il doppio, altro che genitori che si scagliano contro la scuola, non se ne era mai neanche sentito parlare. Educava di più qualche sano scapellotto di tutto il buonismo peloso di oggi, e il motivo era che se tuo figlio veniva su testa di cazzo, non era colpa della società, ma tua, per cui, a meno di non essere una testa di cazzo a tua volta, i figli si educavano per primo in famiglia; ora si delega tutto a scuola, televisione, eccetera, e si pretendono pure dei risultati se no ci si incazza. Sono tempi veramente decadenti.
RispondiEliminaE' pur vero che, sempre a quei tempi, una cazzata da gita scolastica come quella sarebbe rimasta quello che è, al massimo un qualcosa su cui ridere in futuro; il problema non sembra essere tanto quello che è successo, ma il fatto che sia stato ripreso da un telefonino e poi condiviso, da qui lo sputtanamento, da qui la punizione esemplare, da qui tutto il resto. E' tutto così triste, e decadente.
Anche io sono nato e cresciuto negli anni '80 e di certo se avessi ricevuto una punizione simile i miei genitori, insegnanti a loro volta, difficilmente avrebbero dato la colpa alla scuola. Condivido in tutto e per tutto.
EliminaIl fatto di riprendere col cellulare e di condividere in Rete genera un problema serio di corretta condivisione dell'immagine propria e altrui, e quindi è importante la punizione: ma quanto sarebbe anche importante un corso di alfabetizzazione telematica.