30 lug 2008

Omogeneità di atteggiamento, anzi conformismo.

Quando penso ai conformisti penso inevitabilmente alla canzone di Giorgio Gaber (“Il conformista” appunto) e per definire prendo in prestito alcune parti del testo della sua canzone per poterlo definire:

Il conformista s’allena a scivolare dentro il mare della maggioranza … vive di parole da conversazione … che vola sempre a bassa quota in superficie ... si sente realizzato, vive e questo già gli basta.

Nella società cosiddetta civile, il conformismo è qualcosa di dilagante. Penso, per esempio, al periodo in cui la società 3 lanciò il videofonino presentandolo come la novità del secolo: le videochiamate in realtà sono qualcosa di riciclato. Vent’anni fa esisteva il video telefono che è stato un fallimento assoluto. È stato acquistato da pochissime persone, perché per poter utilizzare il video telefono dall’altro capo dev’esserci qualcuno che ha la videocamera per farsi vedere o uno schermo per vederti. Stessa cosa nel caso del videofonino. Molte coppie di fidanzati (che magari si vedono spesso e volentieri) hanno comprato due videofonini al prezzo di uno (prezzo che comunque è comprensivo di un paio di cellulari assolutamente normalissimi) salvo poi dover constatare che per la videochiamata pagavano soldi a non finire, che la videocamera e la fotocamera digitale, per quanto grandi tecnologie che apprezzo molto, se integrate in un telefonino perdono una buona parte della loro qualità. Diverso sarebbe stato affrontare la spesa per una fotocamera digitale, che raggiunge standard qualitativi abbastanza alti, permette di vedere in anteprima la riuscita della foto e quindi ha un suo perché anche il costo.

Oppure l’iPhone con connessione ad internet senza fili. Lo scorso 11 luglio c’erano file interminabili nelle rivendite Tim e Vodafone. Quasi un evento mondiale, peccato che in Italia la connessione senza fili è scarsamente diffusa. Quindi molte persone che, sentivo al telegiornale, si dichiaravano soddisfatte di essere le prime persone in Italia ad avere l’iPhone ora come ora utilizzeranno un oggetto che costa l’ira del Padreterno ma che forse non vale la spesa, date le molte perplessità che comunque l’iPhone ha suscitato. Perplessità relative appunto principalmente alla scarsa disponibilità della rete wireless in Italia ed ai costi delle tariffe ed al prezzo completamente omogeneo in ogni parte di Italia dell’iPhone. Ma penso che se ci si sente realizzati completamente dal possedere l'iPhone, ma anche qualunque altro oggetto di cui si può fare anche a meno, nella vita si può essere tranquillamente considerati dei falliti che camminano.

Alla fin fine credo che la definizione di Gaber sia decisamente aderente alla realtà: il conformista si adegua all'apparenza, e non alla sostanza (che comporta la necessità di approfondire le cose): vive, e questo già gli basta.

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