L’accordo bipartisan Violante-Ghedini è preoccupante. La base da cui occorre partire è che la macchina della giustizia, in ogni sua fase, dev'essere indipendente dalla politica. Anche nella fase delle indagini.
Se il Governo controllasse i Pubblici Ministeri sarebbe fuori dalla grazia del Cielo. E ciò accadrebbe se i pubblici ministeri o i giudici fossero dipendenti del Governo. Accadrebbe se fosse il Governo a dire quali reati perseguire principalmente e quali no. Accadrebbe se si sospendessero per un anno e per disposizione di legge alcuni processi ed altri no. Queste misure hanno ricevuto, non appena proposte, una caterva di proteste giustificate dal fatto che una grande conquista dello Stato di diritto è la separazione dei poteri. Chi comanda e chi giudica devono essere soggetti separati.
Ed allora hanno ben pensato di voler controllare le indagini della Polizia specialmente quando queste non sono gradite. Solo che le indagini le dirige il Pubblico Ministero disponendo della polizia. Lo dice la Costituzione ed il codice di procedura penale. Anzi: dare la direzione delle indagini conferita ai PM serve proprio ad evitare questo controllo dei poteri forti sulle indagini.
Ecco che, quindi, non potendo fare altro provano a cambiare l’articolo 327 c.p.p. (che, com’è ora, prevede che la direzione delle indagini spetta al PM). Che succede con la norma com'è ora: la polizia giudiziaria viene a conoscenza di un reato e la comunica al Pubblico Ministero con un'informativa. Il Pubblico Ministero iscrive la notizia di reato nel registro apposito e da quel momento assume la direzione delle indagini. Vuol dire che il PM può dire alla polizia e ai carabinieri cosa fare e cosa non fare per quella relativa indagine (si chiama dipendenza funzionale). Il PM, quindi, può ordinare alle forze dell'ordine di compiere perquisizioni, ispezioni, sequestri o disporre il fermo di una persona etc. Ovviamente il cambiamento della legge consiste nel sottrarre tale dipendenza delle forze dell'ordine, inventando la storiella di dare più autonomia alla polizia. Ciò che non dicono è che, in realtà, l'autonomia d'indagine non l'avranno, perchè la polizia dipenderà poi dal Governo che indirettamente può condizionare le indagini.
Ciò significa che, se passa la proposta, il PM non conterebbe più un tubo, in relazione alle indagini da svolgere, perché viene eliminata la parte in cui si stabilisce che è il PM che dirige le indagini. Ma hanno fatto i conti senza l’oste. L’articolo 109 della Costituzione (non del regolamento comunale di Topolinia, che pure ha un certo valore) dice: L’autorità giudiziaria dispone direttamente della polizia giudiziaria. Quindi una qualunque norma o anche qualunque interpretazione contrastante sarebbe incostituzionale.
Poi c'è la questione relativa a quando le forze dell'ordine devono comunicare la notizia di reato: la normativa vigente dice che non appena viene acquisita la notizia di reato, dev'essere comunicata al PM senza ritardo. Vuol dire che se le forze dell'ordine ritardano la comunicazione in modo tale che il PM non può operare per assicurare i primi elementi di indagine o per disporre i primi provvedimenti (di norma quelli più importanti: se l'assassino scappa o inquina le prove lo fa subito, non aspetta dieci giorni) hanno violato la procedura penale. Ebbene vogliono abolire la locuzione senza ritardo e ciò per fare in modo che siano intuibili prima chi sono i protagonisti delle indagini e con quale tempistica comunicare la notizia.
Non so a voi, ma a me sembra il gioco delle tre carte. Giustizia equivale ad indipendenza dal potere politico; vuol dire equità di giudizio; vuol dire che situazioni uguali vanno giudicate in modo uguale e situazioni diverse in modo diverso. Tutto ciò, con questi cambiamenti, rischia di essere gravemente compromesso.
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