26 nov 2008

La via Crucis per la scomparsa dei crocifissi.

Il tribunale amministrativo di Valladolid ha, meritoriamente, sancito che nella regione non vi fossero simboli religiosi negli spazi pubblici (nel caso di specie una scuola). Il tema presenta svariati aspetti che meritano tutti attenzione, e con la premessa che in nessun caso è giustificabile l'intolleranza religiosa, come nessun'altra sorta di discriminazione ingiustificata e violenta, e che questo non vuole essere un modo per denigrare la religione cattolica, così come nessun'altra religione.

Il principio di laicità dello stato in teoria.
In Italia, come in Spagna e in tutto il mondo occidentale, Stato e Religione sono due aspetti distinti e separati. Così come morale e diritto. Una sentenza simile sarebbe accettabile in Italia? Molto probabilmente sì. In Italia, lo Stato è per costituzione laico e quindi aconfessionale: non impone, cioè, l’identificazione con alcuna religione (per contro non può imporre neppure l’astensione dall’identificazione con alcuna religione). In sostanza ognuno di noi è legittimamente libero di poter esprimere, qualora lo desiderasse, la propria religiosità, in pubblico o in privato, senza subire discriminazione né limitazione alcuna, con l’unica eccezione (limitazione) relativa al buon costume.

Il principio di laicità dello stato in pratica.
Laicità/aconfessionalità/libertà di culto dovrebbero tradursi in neutralità dello Stato nei confronti delle scelte religiose dei singoli. Vuole intendersi che, quindi, per lo Stato non è - non dovrebbe essere - rilevante la religione del singolo in ogni piega del proprio operato. Il Papa è persona sacra ed inviolabile, a differenza degli altri capi di Stato e di Governo (e il Papa è anche capo dello Stato del Vaticano). In Italia, Stato laico, per mezzo secolo ha governato un partito denominato democrazia cristiana (!!!), mentre in ambito europeo si parla di Partito Popolare.

Libertà di manifestare pubblicamente la propria fede e le radici cristiane.
Quanto finora detto non vuol negare l'esistenza di un legame, territoriale e storico, con la chiesa cattolica, nè vuole affermare che sia vergognoso. Il legame storico, tuttavia, non dev’essere un alibi per acconsentire alla violazione dei principi comuni, o ad una disciplina incoerente degli stessi. Ognuno rimane fedele della religione che crede, ma in ambito statale occorre operare nell’interesse di tutta la comunità anche se non fedele. E in una comunità che si riconosce in una costituzione che prevede uno Stato laico, occorre che, ancorché si sia cattolici, si governi lo Stato evitando di imporre, per certi versi, la propria morale religiosa. Chi è cattolico, per esempio, non divorzierà anche se è consentito dalla legge, perché va contro la propria morale religiosa, ma deve far sì che chi non è credente possa divorziare e deve far sempre in modo che, sotto il profilo del diritto, la disciplina sia la migliore possibile.

Ciò che andrebbe affermato con convinzione è che la manifestazione eventuale, anche pubblica, della propria fede, ancorché legittima, resta qualcosa di maggiormente connesso alla persona, rispetto che al Governo dello Stato ed alle sue esplicazioni. In quanto tale dev’essere libera senza dubbio, ma separata dalla vita dello Stato.

Insegnamento della religione.
L’insegnamento della religione, indipendentemente se effettuata da preti o da laici, dovrebbe essere finalizzata alla formazione della cultura religiosa dell'alunno, non all’insegnamento esclusivo della religione cattolica; esattamente come dovrebbe essere l’educazione civica (meglio ancora sarebbe insegnare a tutti gli studenti almeno i rudimenti di diritto). Ho avuto, peraltro, la fortuna di conoscere un prete, mio insegnante di religione in quarto ginnasio, che insegnava non solo le fondamenta della religione cattolica, ma anche quella delle altre religioni. La scuola deve fornire cultura anche religiosa, non inculcare nelle menti questa o quella religione.

Il crocifisso a scuola o nei tribunali limita la libertà di religione? Vanno tolti dalle scuole e dagli edifici pubblici come ha stabilito in Spagna il tribunale di Valladolid? Può, qualcuno, legittimamente sentirsi offeso dal crocifisso?
In generale, finché nessuno è costretto a praticare una determinata religione e non un’altra (o anche finché nessuno è costretto ad essere ateo), non deriva una vera e propria limitazione/costrizione dalla presenza del crocifisso in aula scolastica o di tribunale. Così come non ci si può sentire offesi o limitati dalla presenza di un simbolo religioso, giacché questo non sarebbe dimostrazione di tolleranza, ed andrebbe contro quella libertà di manifestare la propria religione anche pubblicamente.

L’unico motivo per cui ritengo che sia più che legittimo evitare la presenza di simbolismi religiosi nelle aule scolastiche è la suddetta neutralità dello stato nei confronti di tutte le religioni (che con pochi esempi abbiamo visto quasi non esserci nella pratica). Il fatto che nella scuola pubblica vi siano i crocifissi non dovrebbe offendere nessuno, ma è incoerente con i principi laici dello Stato italiano.

Ma la pura, semplice e soprattutto la sola affermazione di principio non serve a molto. Stabilire che i crocifissi non vanno esposti in scuole o tribunali non ha molto senso se poi lo Stato rimane neutrale anche nell’insegnamento di tutti i valori di tutte le principali religioni. Così come non occorre discriminare, temere o sentirsi offesi dai simboli, il miglior modo per cominciare a non aver paura di chi non ha la nostra stessa religione (manifestandola a volte con modi e simboli diversi) è studiarla e comprenderla da ragazzi. Inutile dire che questa è utopia finché vi sarà qualcuno che chiede le classi separate per gli extracomunitari, in barba ad ogni principio integrativo, tollerante e multietnico.

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