Ancora sul caso delle false lauree e del falso master di Oscar Giannino. Posto che ha commesso un errore assolutamente imperdonabile e che sono perfettamente d'accordo sul fatto
che se fai della trasparenza un vanto, a maggior ragione non puoi
raccontare palle: però si deve anche ammettere - per onestà intellettuale - che cavarsela
con «Ricamavo, sono un dadaista della parola» è quantomeno originale
rispetto a «Sono laureato a mia insaputa», strada che pure inizialmente
stava cominciando a battere e che per fortuna ha subito abbandonato.
In secondo luogo due parole vorrei spenderle per Luigi Zingales. Se per due mesi parli di economia e diritto con un tizio che dice di aver conseguito un master nell'università in cui insegni, su materie che tu stesso insegni, un paio di domande vorrei fargliele.
Intanto perché ti accorgi della bufala solo quattro giorni prima delle elezioni? Un controllino in archivio - che Zingales ha tardivamente effettuato - poteva farlo all'atto della fondazione del partito. E poi: cosa ha fatto sospettare Zingales che masters e lauree di Oscar Giannino fossero una bufala?
Ecco tutte domande che non ho letto in giro, neppure su Libero, Giornale e il Tempo che come falchi si sono scagliati contro Oscar Giannino manco fosse un colluso con la mafia qualsiasi.
Faccenda assai curiosa. Peccato, un intellettuale vittima della propria vanità.
RispondiEliminaE dire che quei titoli nemmeno gli servivano... e dire che io i miei li ho davvero e vorrei potermene liberare ma non posso. Altrimenti glieli regalerei volentieri a Giannino.
Sono un dadaista della parola mi piace tantissimo.
RispondiEliminaZingales lo ha voluto silurare pochi gioni prima del voto? Nulla mi stupisce. Giannino, comunque, in un altro Paese, in questo momento, si nasconderebbe e fustigherebbe da solo. In Italia lo rivedremo, magari parlando di onestà.
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